Lettere dal Montenegro e dall’Albania

Il Montenegro mi accoglie benissimo, con un poliziotto alla dogana che mentre controlla stancamente i miei documenti si illumina leggendo la mia città natale. ”Ah Genova, Zampdoria, Mihajlović!” . Io sono interessato al calcio quanto Iva Zanicchi alla comunità europea; tuttavia mi sembra molto opportuno discorrere con lui di questo piuttosto che di documenti, assicurazioni e numeri di telaio, così lo assecondo. In un curioso mix di italiano, inglese e montenegrino mi fa capire che lo considera un grande allenatore ma soprattutto che lo stimava moltissimo da calciatore “Numero trei Zampdoria, Milan i Giuventus”. Sono certo che abbia vestito le maglie di Samp e Lazio mentre non lo ricordo affatto con quelle di Juve e Milan, così cautamente esprimo la mia perplessità. “Yes yes, numero trei Giuventus!” Non ho alcuna intenzione di convincerlo quindi fingo di ricordarmene improvvisamente, mi stampo in faccia il mio migliore sorriso ebete da passaporto e attendo il via libera. Quando finalmente arriva, raccolgo in fretta tutti i documenti, accendo il TS e sgommo via, lasciandolo a fantasticare su un Sinisa erede della maglia di Cabrini.

Montengro: Baia di Kotor (con intruso)

Pochi chilometri dopo la frontiera trovo Herceg Novi, già Castelnuovo, la mia destinazione odierna. E’ una bella cittadina turistica, dall’aspetto moderno ed accogliente. In pochi minuti trovo il migliore hotel da quando sono partito,e ad un prezzo più che conveniente.  L’indomani piove un po’, potrei forse partire lo stesso ma il posto mi ispira e decido di concedermi una giornata di riposo qui. Trascorro il pomeriggio nel bel centro storico dominato dal castello da cui la città ha preso il nome. C’è una piazza in cui il tempo scorre indolente, piena di gatti randagi ma in piena salute che dormono sulle sedie dei bar all’aperto perfettamente tollerati dai gestori. Mi fermo a un chioschetto stile “Gigi ‘o Vibbrione” che vende solo crostacei e frutti di mare. Sono un po’ diffidente ma i tavoli sono pieni di clienti, così mi decido. Per tre euro mi portano mezzo chilo di muscoli in guazzetto, deliziosi, e col quarto aggiungono mezzo litro di ottima birra alla spina. Quando lo racconto al TS mi guarda incredulo…

Il mattino dopo la giornata è splendida e riparto deciso a fare un po’ di strada. Costeggio la splendida baia di Kotor, piena di isolette minuscole molte delle quali con solitarie casette costruite sopra, e procedo spedito verso sud in direzione Albania. A un centinaio di chilometri dal confine lo scenario inizia a cambiare abbastanza nettamente. Il nord del Montenegro, così come la Croazia, non è poi così dissimile dall’Italia. Ora invece si iniziano ad avvistare carretti trainati da asini e l’età media delle auto aumenta esponenzialmente, in un paesaggio molto più rurale di quello visto finora. Cambiano anche le facce delle gente, più scuri in volto e decisamente meno sereni. Mi fermo a un bar per la strada e scorgo un gruppo di bambini, visi e mani sporchi ma non di allegria.Tornano dal lavoro. Hanno facce da duri e mi guardano con sospetto. La mente mi vola immediatamente ai terribili e perduti meninos de rua, i pericolosissimi bambini di strada che randagi abitano le metropoli brasiliane. Decido di alzare la soglia di attenzione. Oltretutto avevo notato che viaggiando con la Gopro sopra al casco attiravo molti sguardi già in Croazia. Poco prima, passando per un piccolo villaggio dall’aspetto decisamente poco prospero, avevo più occhi addosso io di quanti ne avrebbe Fanny Neguesha in perizoma alla mensa dell’Ilva all’ora di pranzo. Meglio rimandare le riprese in soggettiva…

141017 Melograni
Montenegro meridionale: grossista ortofrutticolo

 

141017 Ingresso Albania (2)
Ingresso in Albania

Supero senza problemi la frontiera ed entro in Albania, e qui tutto si amplifica. Le strade sono piene di strane carrette autocostruite partendo da ciclomotori Tomos: tolgono l’avantreno e ci saldano il cassone davanti, come un’Ape al contrario. Li guidano tenendo le mani su una barra orizzontale priva di comandi. Una leva sul serbatoio apre il gas, dei freni non scorgo traccia. Ci trasportano di tutto. Vedo due bambini alla guida che trasportano un carico di vasche da bagno molto, ma molto usate…Mi fermo a Shkoder, la prima città dopo il confine, in un bel hotel moderno con parcheggio privato, che ha al suo interno anche il ristorante che appare pulito e degno di fiducia. Ma, mi dico, non sono certo il tipo da cenare in hotel senza neanche un giro in città, e mi avvio con passo spavaldo verso il centro. Cinque minuti dopo sono seduto a un tavolo del ristorante dell’hotel, dopo una pavidissima rotazione di 180° sui tacchi..

Il giorno successivo inizia con una grande iniezione di fiducia. Mentre carico i bagagli sulla Vespa si avvicina il proprietario dell’hotel, incuriosito dal mio mezzo di trasporto.Non dalla Vespa, ma dal modello. In un buon italiano mi chiede quale sia la mia direzione e quando sa che mi dirigo verso la capitale afferma “Se dormi a Tirana portati la Vespa nel letto”. Il senso delle parole mi è immediatamente chiaro. Gli chiedo se i paesi intorno siano più sicuri e risponde “Te la rubano lo stesso, ma lì puoi ritrovarla pagando un riscatto al capo villaggio. Se te la rubano a Tirana invece sparisce per sempre” Riscatto, usa proprio questa parola! L’idea che il TS subisca la sorte che fu del povero Farouk Kassam non mi alletta per niente. Lo saluto cordialmente, ringraziandolo tra me e me per il grande ottimismo che mi ha infuso nello spirito, e mi metto in marcia. Guardo il TS e gli sussurro “Oggi tappa doppia amico mio, si arriva in Grecia!”.

La strada per Tirana è un unico noisissimo rettilineo, trafficato e pieno di buche, con ai lati una serie infinita di attività di ogni genere. Soprattutto benzinai di marche sconosciute e coloratissimi, autolavaggi e bancarelle che vendono veramente di tutto. Una roulotte scassata e arrugginita poggiata su qualche mattone e con la scritta “Cigare” fatta col nastro isolante nero diventa un tabacchino. Ovunque capre, galline e centinaia di penosissimi e moribondi cani randagi, di cui si trovano numerose carcasse avvolte in nubi di mosche. Sulla mia piantina (ebbene si, niente navigatore: sarò l’ultimo dei romantici, ma io viaggio ancora con la mappa stradale rigorosamente cartacea)  questa strada è definita “strada di comunicazione internazionale” e  mi chiedo quale fine umorista ne sia l’autore.

La strada per Tirana

Ma il peggio deve ancora arrivare, e si materializza in quel girone dantesco che è il traffico del centro di Tirana. Definirlo sregolato e caotico è puro e semplice eufemismo. Le macchine si sfiorano, ogni rotonda è una bolgia in cui nessuno cede un fottutissimo millimetro all’altro. Tutti si infilano in ogni minimo pertugio, entrano in ogni minuscolo spazio, si curvano letteralmente addosso: Marc Marquez in confronto è un povero pivello. L’arroganza dei conducenti è direttamente proporzionale al valore dell’auto che guidano; un BMW X5 si muove come Christine la macchina infernale

Io faccio passare tutto e tutti, do la precedenza anche a chi palesemente non l’avrebbe. Addirittura mi fermo, e credo di essere il primo dai tempi del crollo del regime, per fare passare un pedone sulle strisce, generando vivo stupore nei suoi occhi e una bordata di clacson alle mie spalle. Già, i clacson..a Tirana le macchine possono essere prive dei più elementari dispositivi di sicurezza (ho visto un’auto senza portiere e un motorino “Si” che aveva al posto del fanale una torcia a batterie legata con lo spago) ma i clacson sono tutti in perfetta efficienza. A Tirana senza clacson non sei nessuno, semplicemente non esisti ,e i suoi abitanti sono dei veri  virtuosi del loro utilizzo.

Fermo al semaforo mi sento dolcemente sospingere da un lato. Mi volto e vedo che il paraurti di un’auto si è appoggiata a uno dei miei borsoni laterali. Guardo dentro l’abitacolo e capisco perché: il conducente sta minuziosamente scegliendosi la stazione radio preferita, incurante di non avere ancora completamente arrestato la sua Golf del ’76 con cerchi in lega da 13’’ e antennone frustapopoli.

Così non va mi dico, devo uscire rapidamente da qui. Scambio uno sguardo d’intesa col TS, il cui orgoglio era ormai allo stremo, e cambio tattica. Allargo i gomiti come Ben Spies e mi butto nella mischia di quello che sembra l’ultimo giro dell’ultima gara di un campionato in cui tutti si stanno ancora giocando il titolo mondiale. Brucio i semafori insieme a tutte le due ruote attorno a me e mi infilo in ogni spazio, sfiorando stavolta io il paraurti delle macchine coi miei borsoni. Salgo addirittura sul marciapiede per aggirare un blocco di auto cosi ammassate che non sarebbe passata neppure un’acciuga. Funziona, dopo qualche minuto come per magia sono fuori dal centro e ritrovo quasi subito la mia rotta.

 

Salgo sui monti e raggiungo Elbassan, poi ridiscendo e costeggio il bel lago di Ocrida affrontando il primo sterrato del giro. Arrivo all’ultima città prima del confine col sole che tramonta. Potrei forse ancora farcela a passare la frontiera, ma sono stanco e non mi fido di passare una dogana col buio. Decido di trovare un hotel che possa garantirmi un riparo sicuro per il TS e dopo qualche tentativo lo trovo.

141018 Da Skoter a Korce (31)_2
..e quella per Elbassan
141018 Da Skoter a Korce (1)_2
Albania: Lago di Ocrida

Il mattino dopo di buon’ora sono in viaggio e dopo mezz’ora sono in frontiera. C’è una gran coda, ho fatto bene a non arrivare qui la sera prima. Controllano tutto e tutti, ma quando arriva il mio turno il poliziotto sorride: credo mi stia dicendo che da ragazzo anche lui aveva una Vespa o qualcosa del genere. In ogni caso, gli siamo simpatici e ci lascia subito passare. La Vespa ha i superpoteri, ne sono sempre più convinto.

Dopo la coda per la frontiera di uscita dell’Albania c’è quella per l’ingresso in Grecia. E’ in questa terra di nessuno che farò un incontro sorprendente….che farà forse ricredere chi pensa che sia io un folle! Ma di questo, alla prossima…

 

11 thoughts on “Lettere dal Montenegro e dall’Albania

  1. Grande Luca ! E’ davvero affascinante leggere i tuoi racconti … ti seguo con ammirazione, un pò di invidia e tanta curiosità di sapere cosa succederà in Grecia ! Max

  2. ….fratello….ma allora non sei l’unico pazzo…..racconta a tutti il tuo incontro in Grecia…..guarda il mondo anche per me…io lo vedró da dentro di te…

  3. Grande, grande, grande… In più di un momento, mentre leggevo, avrei voluto essere accanto a te con una vespa….. Continua cosi! Saluti dalla Spagna. Pietro

  4. Sei un ottimo narratore, con quel pizzico di ironia che non guasta mai. Aspetto le prossime puntate, buon viaggio!!

  5. ciao, complimenti ti seguo e ti leggo con piacere ma da viaggiatore ho da farti due critiche… se decidi di girare il mondo fallo con un cuore piu aperto e meno barriere, dal tuo racconto sembra che i balcani siano il terzo mondo, in realtà sono un insieme di popoli stupendi e molto gentili, poi il criminale lo trovi ovunque ma non chiuderti dietro i pregiudizi, ne guadagnerai tantissimo, ma credo che con il tempo e i km ti verrà naturale.
    la seconda critica è sui bagagli, cerca altre due borsette stagne (o due zaini con buste di plastica dentro) e distribuisci il borsone dietro tra il portapacchi davanti e la sella libera che hai, così è vermanete sbilanciato! per il resto ancora complimenti e continua cosi! ciao

    1. Ciao Roberto, accetto le critiche. Ma non fraintendermi, adoro viaggiare proprio per scoprire. I balcani sono stupendi, ma con grandi differenza tra i Paesi che li compongono. Tra Croazia e Albania ci sono poche centinai di chilometri, ma la loro distanza effettiva è molto maggiore.Solo questo.
      Per i bagagli..ho già provveduto.Il portapacchi anteriore è già stato occupato dalla sacca dei ricambi, piccola ma molto pesante. La sella libera mi serve per dare conforto alla mia povera schiena…in generale comunque ho troppi bagagli, sono goffo sia alla guida che quando ogni giorno devo caricarli e scaricarli dal TS. E sono molto pesanti, pensando alla terra e sabbia che mi attende non va affatto bene. Sto cercando una soluzione. Ma penso che il viaggio sia anche improvvisazione, fa parte della sua magia..

  6. Ciao Luca, è stato bello leggere il tuo racconto su Montenegro e Albania, conosco bene quelle strade avendo fatto (in macchina) innumerevoli volte il percorso da Herceg Novi a Tirana….e condivido in pieno le sensazioni che hai vissuto, soprattutto in Albania. La prima volta che sono stato a Shkoder la persona che guidava (un albanese) si è fermato in una piazza e mi ha detto: “vado a fare una commissione”. e’ tornato dopo 20 minuti, e sono stati decisamente minuti lunghi….
    A Tirana, nel 2008, una delle rotondone di cui parli era ancora sterrata e molti guidatori la prendevano nel verso opposto….
    good luck, e saluti dall’America!

  7. hei capocchia adesso inizi a fare le cose sul serio, siamo in molti a seguirti e a darti una spinta, cercando di guardare il mondo dai tuoi racconti. il tuo coach preferito.

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