E il terzo giorno resuscitò, secondo le scritture

Luca Capocchiano

Ieri sera al termine del terzo giorno di lavoro ho finalmente sentito di nuovo la voce del TS. E’ stata una vera liberazione…ce l’ho fatta, è andato tutto bene anche se è stata durissima.

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Il TS arriva in officina in taxi, come i veri signori

Tre giorni per rimontare una vespa sono molti, ma come ho già detto io non sono un buon meccanico e non avevo molti degli utensili che mi avrebbero semplificato le cose. E ho fatto davvero tutto da solo, nessuno era in grado di aiutarmi.

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I ricambi per il motore

L’officina che mi ha ospitato è gestita da padre e figlio: il burbero e il candido. Quando un ragazzo dell’albergo mi aveva portato dal burbero spiegandogli il mio problema questi era molto restio ad accettare di “ospitarmi” per la riparazione. Aveva sparato una cifra vergognosamente alta con l’evidente intento di dissuadermi; cifra che gli avevo prontamente messo in mano, non avendo alcuna alternativa né potere contrattuale.

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Il burbero e le spalle del candido

I primi giorni il burbero mi salutava con un distratto cenno del capo; il candido era decisamente più disponibile ma ci era impossibile comunicare per le solite difficoltà linguistiche. Nell’officina lavora solo il burbero, il candido gira a vuoto tutto il giorno. Ma non ho capito che tipo di meccanico sia, il lavoro più tecnologico che gli ho visto fare è stato il cambio dell’olio a una Renault Toros, la macchina dell’80% dei taxisti qui, scendendo in una di quelle buche che nelle officine italiane sono proibite credo da venti anni almeno. Per il resto gran mazzate a portiere incastrate e mozzi di trattori. Pochi gli utensili da officina tradizionale: in compenso una quantità notevolissima di martelli e mazzette di ogni forma e dimensione, pinze a pappagallo lunghe 70 cm, piedi di porco a profusione, leve varie.

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L’officina del burbero

Poco a poco però il burbero ha capito che mi facevo rigorosamente i cazzi miei e mi ha preso in simpatia. Già dal secondo giorno ha iniziato a offrirmi the (il cai, davvero onnipresente qui) ogni mezzora, e persino il pranzo. Per due giorni ho mangiato una specie di “pizzaiola”, carne al pomodoro in un tegamino cotto sulla stufa, con un’intera pagnotta da utilizzare come posate. Il candido mi ha mostrato sull’immancabile smartphone d’ordinanza una foto di una gallina indicando il tegame, e così mi ho compreso che carne fosse. Devo dire molto buono, meglio di quanto mangio in certi postacci qui intorno, solo le condizioni igieniche lasciavano molto a desiderare… inoltre sgrassarmi le mani era impossibile con solo acqua gelida a disposizione! Diciamo che ho fatto un crash test al mio sistema immunitario. Oltretutto quella stufa, piazzata in mezzo all’ “ufficio-sala da pranzo” ricavato con assi di legno dentro l’officina e arredato con vecchi sedili di autocarri, l’avevo con orrore vista accendere con plastica di ogni tipo, materiali da imballaggio, nastri adesivi usati e pezzi di polistirolo. Una enorme molecola di diossina si è apparecchiata a tavola con noi. L’ultimo giorno la definitiva consacrazione: il saluto è diventato due baci sulla guancia, segno di massimo rispetto qui molto più che d noi. Meno male che non mi è capitato in Russia…

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L’ufficio-mensa coi sedili di autocarro,pelli di animali ignoti ai muri e la produttrice di diossina al centro

A metà del secondo giorno avevo già “chiuso” il motore col nuovo pistone, statore e puntine. Avrei potuto già il giorno prima se non mi fossi picchiato con lo spinotto che, evidentemente deformato, non aveva la minima idea di lasciarsi sfilare; e utilizzare il “capofficina”, ovvero prenderlo a mazzate, non era assolutamente nei miei piani, visto che rompere la biella o danneggiare il cuscinetto avrebbe comportato una morte irreversibile del blocco motore (almeno per me qui con gli strumenti a disposizione).

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Il motore prima della pulizia
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Il rozzo ma efficace estrattore per lo spinotto, assemblato con quello che ho trovato in giro..

 

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La pulizia del cilindro. Sullo sfondo il burbero con un cliente trendissimo
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La sostituzione dello statore
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Il nuovo pistone appena installato

Ma non c’era scintilla tra gli elettrodi della candela. Non serve essere meccanici esperti per capire che “no scintilla no party” e così ho perso altro tempo. A furia di imprecazioni il burbero ha capito che avevo un problema: evidentemente hanno il potere di abbattere le barriere linguistiche. All’inizio si limitava a consolarmi battendomi una mano sulla spalla, poi ha chiamato un certo Ianish. In tutte le comunità umane esiste la figura dell’ ”amico esperto” ;a gesti il burbero mi ha presentato questo Ianish come l’equivalente di quel gran genio dell’amico di Battisti, che con un cacciavite in mano fa miracoli. Ianish ha guardato molto serio e greve il mio motore per una decina di minuti, poi mi ha parlato per cinque consecutivi incurante del fatto che non capissi nulla di quello che diceva, infine è sparito e non l’ho più rivisto. Addio Ianish, è stato un vero piacere conoscerti. Ma a qualcosa è servito: mentre sbirciava le puntine di accensione, uno dei punti deboli della vespa e sospettate numero uno per la mancanza della famosa scintilla, con una parola breve e secca rivolta al burbero ha fatto materializzare quello che da due giorni avevo provavo in tutti i modi a domandare anche io. Lo avevo disegnato, mimato, cercato la traduzione su google ; niente. Poi arriva Ianish e finalmente compare lo spessimetro, che serve proprio a regolare queste famigerate puntine. Tutto arrugginito e per questo con molti valori illeggibili, ma comunque nettamente meglio delle strisce sovrapposte di biglietto da visita che stavo usando fino a quel momento. Per me ha rappresentato uno step tecnologico pari all’invenzione della radio da parte di Marconi per l’Umanità. Che poi non l’ha inventata Marconi, ma questa è un’altra storia.

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Il motore ormai assemblato e la delicata messa a punto finale…

Ma neppure con lo spessimetro la situazione cambiava. Così ho preso la drastica soluzione: saldando qua e là (e per trovare lo stagnatore ho girato non so quanti posti…) ho ripristinato il mio vecchio statore, l’ho rimontato al posto di quello nuovo di zecca arrivato per posta e ZAC! alla prima botta ho visto la scintilla! Ora, questo non è affatto il contesto per spiegazioni tecniche, ma il concetto è così semplice che vale la pena spenderci due parole. Un motore per funzionare ha bisogno della scintilla, e questa per generarsi ha bisogno di tensione elettrica. I motori se la producono da soli quella di cui hanno bisogno per mezzo di due componenti: lo statore, che come dice il nome sta fermo, e il rotore, che gli gira attorno trascinato dal motore stesso. Si genera un campo magnetico che produce tensione elettrica, un po’ come la dinamo nella bicicletta del nonno. Il rotore altro non è che un magnete e per questo difficilmente ha dei problemi. Lo statore invece può danneggiarsi. Inoltre serve qualcosa che dica alla scintilla il momento preciso in cui deve manifestarsi, e nei motori come quello della vespa la “spia” la fanno appunto le famigerate puntine di accensione, il cui nome corretto è gruppo ruttore.

Escludendo un problema al rotore e avendo uno statore nuovo di zecca io mi ero concentrato sulle maledette puntine, nuove anch’esse ma che richiedono una regolazione precisa al decimo di millimetro. E invece nel pieno rispetto della Legge di Murphy, mi è capitato uno statore nuovo non funzionante.

Vedere la scintilla è stato per me come per Cristoforo Colombo avvistare i primi uccelli in cielo: ho capito di essere vicino alla meta. Ho rimontato il motore sul telaio citando uno per uno tutti i santi del calendario da san Silvestro fino ad agosto inoltrato a causa dei famigerati cavetti delle vespe (chi ne ha montata una sa di cosa parlo). Tutto da solo perché il burbero non stava bene e se ne è andato a casa a dormire (almeno così ho interpretato la sua mimica) e al candido non sembrava vero disporre di un giorno libero. E in questa fase uno che anche solamente tiene ferma la vespa è utilissimo. Ma oramai godevo della loro piena fiducia e mi hanno lasciato solo nella loro officina. Verso le otto di sera, dopo undici ore consecutive di lavoro, ero finalmente pronto a provare ad accendere. I primo tentativi li ho filmati, e mi sembrano abbastanza comici… Ma al terzo finalmente il TS è partito bene, persino tenendo il minimo. Ho capito di avercela fatta, avevo toccato terra….

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Il TS appena riassemblato! Bello come il sole

Da giorni tenevo in camera una bottiglia di rosso, trovata frugando mezza Dogubayazit. La tenevo in serbo per il gran momento. Ieri sera finalmente era arrivato.

 

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Il vino rosso turco non è affatto male…

 

Oggi ho fatto un giretto di prova. Devo ancora sistemare alcune cose (ad esempio il cavetto della prima marcia è così lento che neppure riesco ad inserirla…) ma si tratta di regolazioni. Domani tornerò all’officina e conto di sistemare tutto. Ci sarei andato oggi ma il burbero mi aveva fatto capire che restava chiuso, e non ho capito il motivo. Stasera mi è arrivato il secondo e ultimo pacco che attendevo dalla Germania (a proposito, quello spedito dall’Italia con DHL è arrivato un quattro giorni, questo spedito dalla Germania con UPS in tredici…misteri delle dinamiche doganali) quindi ora non ho proprio più nulla che mi leghi a questo posto..

Salvo imprevisti dell’ultimo momento, domenica ripartirò. E sarà Iran finalmente!

 

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